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The Kadota Fund International Forum 2004 Report

  1. VAN DER ZEE1, Z. VUJASKOVIC2, M. KONDO3, & T. SUGAHARA4

1Erasmus MC – Daniel den Hoed Cancer Center, Rotterdam, the Netherlands, 2Duke University Medical Center,

Durham, USA, 3AINO Hospital, Osaka, Japan, and 4Kyoto University, Kyoto, Japan

(tradotto da S. Maluta)

 

 

 

Clinical group consensus

 

J.M.C. Bull, University of Texas, Houston, USA

  1. Harima, Kansai Medical University, Osaka, Japan,

N.G. Huilgol,Dr. Balabhai Nanavati Hospital, Mumbai, India,

M.D. Hurwitz, Harvard Medical School, Boston, USA,

C.K. Lee, University of Minnesota Medical Center,Minneapolis, USA,

  1. Maluta, Oncological Regional Center of University Hospital of Verona, Italy,
  2. Osinsky, Institute of Experimental Pathology, Oncology and Radiobiology, Kiev, Ukraine,

V.V. Ostapenko, Shouseikai Nishide Hospital, Osaka, Japan,

  1. Sahinbas, University of Witten-Herdecke, Bochum,Germany,
  2. Terashima, Kyushu University, Fukuoka, Japan,
  3. U, Rex Healthcare Cancer Center, Raleigh, USA,
  4. Ueda, Nagoya Prostatic Center Nagoya, Japan.

 

Introduzione

 

L’ipertermia è un incremento di temperature al di sopra dei livelli fisiologici con l’obiettivo di acquisire un vantaggio terapeutico. Essa è generalmente definita come un innalzamento nel range di 39 – 45 °C. temperature più elevate sono impiegate nelle termo ablazioni. Al Kadota meeting parteciparono solo clinici che usano l’ipertermia classica e pertanto questo rapporto è riservato all’uso della temperatura nel range di 39-45°C. l’uso di temperature elevate per curare il cancro è stato ben documentato da molti anni [1].

Il primo congresso internazionale venne tenuto a Washington DC nel 1975 che stimolò molto interesse ed entusiasmi che successivamente si assopirono dopo che i primi studi randomizzati effettuati negli USA fornirono risultati deludenti.

Comunque risultati più recenti di alcuni studi randomizzati hanno dimostrato un grande miglioramento nei risultati ottenuti sommando l’ipertermia alla radio o chemioterapia ,a patto che vengano utilizzati dei sistemi di riscaldamento adeguati (cosa che non era avvenuta negli studi precedenti).

In questo rapporto viene raccolto sinteticamente il consenso dei partecipanti al Kadota Forum di Osaka sugli aspetti clinici dell’ipertermia e vengono discussi i problemi connessi all’accettazione di questa metodica terapeutica

Metodi per aumentare la temperatura

L’ipertermia clinica si ottiene esponendo i tessuti a sorgenti conduttive di calore, o a radiazioni non ionizzanti (onde elettromagnetiche o ultrasuoni). Sebbene queste metodiche depositino il calore nei tessuti con meccanismi fisici diversi essi presentano degli effetti similari in quanto sono sensibili alle diverse proprietà dei tessuti, al flusso ematico e tutte presentano problemi di accoppiamento con i tessuti. L’ipertermia può essere somministrata invasivamente o non usando applicatori esterni; essa può essere data localmente, con perfusione o come ipertermia whole body (figura 1).

Ipertermia locale

Scopo dell’ipertermia locale è raggiungere la dose termica ottimale nei tessuti tumorali senza superare I limiti di tolleranza dei tessuti sani adiacenti. Essa può essere applicata dall’esterno o per via intraluminale (esofago, vescica, vagina) o per via interstiziale (tumori cerebrali, tumore mammario, tumori della cute).

L’energia elettromagnetica è diretta verso il volume da irradiare e la possibilità che esso venga adeguatamente riscaldato dipende dalle sue caratteristiche fisiche e dal tipo di applicatore [2].

I metodi per applicare l’ipertermia dall’esterno si dividono in superficiali e profonde. Per il riscaldamento in profondità l’energia viene diretta attraverso le varie parti del corpo nel volume interessato all’interno del corpo stesso. La distribuzione dell’energia all’interno dei tessuti è strettamente dipendente dalle caratteristiche tissutali e pertanto risulta non omogenea. La variabilità della distribuzione della temperatura dipende non solo dalla distribuzione dell’energia ma anche dalle caratteristiche termiche dei tessuti e dalla circolazione del sangue. Durante l’ipertermia locale la temperatura sistemica può aumentare in funzione del volume riscaldato e delle misure prese per impedire al paziente di perdere energia.

Ipertermia perfusionale

 

La perfusione di un arto, un organo o di una cavità anatomica con fluidi riscaldati produce un riscaldamento regionale [3, 4]. Quando questo approccio è applicato sugli arti e senza un agente citotossico la temperatura può tranquillamente salire sino ai 43°C per la durata di 2 ore. Se usata in combinazione con farmaci citotossici (chemioterapia) la temperatura deve essere aggiustata per evitare una inaccettabile tossicità.

 

Ipertermia Whole-body

 

Vari metodi sono stati impiegati. Una comune caratteristica è l’introduzione di energia nel corpo minimizzandone nello stesso tempo la perdita. L’aumento di temperatura è solitamente limitato a 41.8-42°C.

L’esperienza ha insegnato questae procedure, che richiedono una sedazione profonda, sono ben tollerate [5, 6].Una nuova procedura consiste nell’aumentare la temperatura sino a circa 40°C per un lungo periodo in combinazione con citochine o farmaci citotossici. Questa sembra dare un indice terapeutico maggiore rispetto al trattamento breve con temperature al massimo livello di tolleranza [7].