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Alcuni studi non randomizzati eseguiti utilizzando ipertermia in concomitanza con radioterapia su pazienti con tumore della prostata ad alto rischio o recidivato hanno dimostrato la fattibilità della metodica e una buona risposta alla radio-ipertermia in termini di sopravvivenza libera da malattia biochimica variabile dal 49 al 74% in base agli anni di osservazione. In particolare l’ipertermia trova una indicazione nei casi recidivati dopo radioterapia. Per recidiva biochimica si intende una innalzamento del valore del PSA > 0.2 ng/ml che si verifica dopo prostatectomia radicale, anche in assenza di malattia clinicamente valutabile; essa va oggi attentamente valutata in quanto normalmente precede le manifestazioni cliniche nel paziente affetto da cancro prostatico in progressione. A commento dei dati riportati in tabella, va ricordato che nei pazienti ad alto rischio, come quelli riportati negli studi, la percentuale di pazienti liberi da malattia biochimica a 5 anni risulta inferiore al 50%:

Rischio Fattori clinici Sopravvivenza a 5 anni libera da malattia biochimica
Basso

Stadio T1c o T2a e PSA < 10 ng/ml e Gleason score < 6

>75%

Intermedio

Stadio T2b o PSA 11-20 ng/ml o Gleason score 7

>50-75%

Alto

Stadio > T2c o PSA >20 ng/ml o Gleason score >7

< 50%

Kattan MW j Nat Cancer Inst 1998; 90:766-771 / D’Amico AV Jama 1998;280:969-974

Di recente l’impiego della ipertermia in associazione alla radioterapia è stato indirizzato nel salvataggio delle recidive dopo chirurgia. Uno studio è in corso per valutarne l’impatto reale presso l’Università La Charitè di Berlino.La ipertermia potrebbe essere utile in particolare nel re-irradiare con basse dosi di radioterapia i pazienti affetti da recidiva dopo radioterapia, nel caso non fosse possibile un salvataggio con la chirurgia.

Bibliografia